𝐺𝑖𝑜𝑟𝑔𝑖𝑎 𝑆𝑐𝑎𝑖𝑜𝑙𝑎 – 𝑝𝑠𝑖𝑐𝑜𝑙𝑜𝑔𝑎 𝑒 𝑝𝑠𝑖𝑐𝑜𝑡𝑒𝑟𝑎𝑝𝑒𝑢𝑡𝑎 𝑖𝑛 𝑓𝑜𝑟𝑚𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒
Quelle che stanno trascorrendo sono, per molti, settimane di “assestamento”. Ultimi giorni di lavoro, di attività, di impegni, prima di addentrarsi nel periodo estivo. Le vacanze, soprattutto quelle estive che si estendono (comunemente)per un arco temporale maggiore, rappresentano da sempre un periodo importante per bambini e ragazzi. Dopo un anno trascorso ricurvi sui banchi di scuola è il momento di nutrire mente e corpo attraverso il riposo. Alcuni avranno la fortuna di immergersi sott’acqua e sperimentare una dimensione quasi magica: percepirsi leggeri, privi di peso, vedere, sentire e respirare in modo diverso, rimanere da soli con sè stessi ascoltando il proprio respiro e i propri pensieri. Potrebbe essere definito un toccasana per la salvaguardia della mente e del processo psichico, per chi è immerso in una quotidianità fatta di parole, fretta e rumore ma anche per chi da troppo tempo non fa caso al proprio stato mentale, distratto dalla frenesia della vita.
La stagione estiva, però, porta con sè una valenza psicologica potente: è il periodo delle tanto agognate vacanze, ossia di un periodo vacante, appunto, di impegni, responsabilità e orari da rispettare. La possibilità di poter godere e di gestire tanto tempo libero, può mettere in difficoltà e di conseguenza può elicitare una sensazione di angoscia e ansia da prestazione. E’ come se la mente, spesso stretta in una quotidianità piena fino all’intollerabile, si trovasse all’improvviso inadeguata di fronte all’assenza di impegni. A tale vissuto se ne aggiungono altri: sentirsi in dovere sia di corrispondere all’imperativo sociale che vuole la vacanza come un periodo fatto di divertimento, relax, emozioni intense e sperimentazione di tutte quelle esperienze che non si vivono durante l’anno, immersi in un clima di pressione e necessità, sia di riempire quel “vuoto” che la vacanza porta con sè, lasciando indietro l’autenticità del proprio essere per rincorrere ciò che la società e la “normalità” impongono e si aspettano da ognuno.
Risulta quindi che quella del riposo è una dimensione profondamente soggettiva ed è necessario che ognuno attribuisca al momento delle vacanze estive un ruolo differente. Non c’è riposo “giusto” o riposo “sbagliato”, quel che è importante è che le vacanze siano l’occasione per ciascuno di ascoltare e assecondare il proprio “vuoto” e la risonanza emotiva che questo porta con sè, sentendosi liberi di agire secondo il proprio istinto e le proprie inclinazioni.