I bambini e i ragazzi iperattivi non sono semplicemente vivaci, troppo esuberanti o maleducati; la loro problematica è diagnosticata in disturbo da deficit di attenzione e iperattività ed è fonte per loro di immersa sofferenza interiore, molto spesso aggravata da una quota di incomunicabilità. L’agitazione che si vede esternamente (che si traduce in atteggiamenti impulsivi, violenti e disorganizzati) è il riflesso di tale stato di perenne e spropositata attivazione interna. Il bambino si rende conto che c’è qualcosa che non va in lui, e spesso lo comunica con frasi del tipo “non riesco a fermarmi”, per tentare di far capire all’adulto che da parte sua non c’è una volontà maligna ad essere indisciplinato, bensì un’incapacità di trattenersi. A questo ingombro interiore si aggiunge l’ulteriore fatica nel mantenere la concentrazione a lungo, cosa che spiega il rapido passaggio da un gioco all’altro, l’apparente non ascolto della parola dell’adulto e le innumerevoli difficoltà di apprendimento scolastico che molto spesso portano con sé una notevole fragilità dell’autostima ed un profondo senso di solitudine in questi bambini. Paradossalmente, nonostante l’agitazione provochi molto rumore intorno al bambino, la sua sofferenza rimane spesso in silenzio o in secondo piano. Il rimprovero e l’ammonimento per i comportamenti indisciplinati, infatti, generano frustrazione che spinge i bambini iperattivi ad esasperare ulteriormente le condotte oppositive, nella misura in cui si sentono giudicati e identificati come i ‘’bambini cattivi’’. L’adulto è pertanto chiamato ad empatizzare con la sofferenza invisibile del bambino iperattivo, lavorando sui propri sentimenti di impotenza e di rifiuto; inoltre, il bambino va aiutato a contenere l’agitazione fisica ed emotiva e al contempo vanno imposti limiti e regole che creino una solida struttura psicologica.
Rebecca Ruotolo -Psicologa